Oyrta è un’artista che ha inteso mantenere solo per sé la passione per l’arte. Ha voluto sviluppare, creare, dipingere opere esclusivamente per la sua soddisfazione personale. Contemplarle nel silenzio dell’io.
Oggi esce all’aperto ed alla grande! Vuole dichiararsi all’esterno, coltivare il rapporto con gli altri, sottoporsi all’analisi ed alla valutazione soggettiva dei colleghi, essere bersaglio anche della critica dell’arte. Uscire, insomma, dal suo guscio prigioniera delle sue paure per respirare aria nuova ed esprimere così la sua forte personalità.
La sua storia ha origine dallo studio dei classici. L’elemento dominante della sua poetica artistica è l’espressionismo, come fonte di ispirazione teorica, trasformandosi poi in una personale originalità. Il segno, il colore e la tecnica scandiscono i ritmi della quotidianità per trarre l’humus dai suoi riferimenti basilari del passato: Hermann Bahar, Oscar Kokoschka, ed Egon Schiele. Si confronta, nello stesso tempo, con quelli del presente. Il “decollage” di Rotella diventa la “defogli-azione” di Oyrta; una gestualità di voler sottrarre, da un accumulo, una parte della materia ritenuta superflua, a scaglie, con impeto, per aprire dall’interno il colore nascosto.
Le sue opere sembrano voler rivelare inquietudine e quasi drammaticità interiori. I corpi segnati e scarnificati dalla quotidianità di questo tempo sempre più frenetico e carico di messaggi mediatici violenti danno un esatta dimensione di una realtà sofferta dell’artista. I colli lunghi e piegati, le posture dimesse, la fisicità del corpo sentita come limite dell’espressione interna, sembrano voler indicare quasi un’accettazione passiva. Non è così! L’artista reagisce prontamente ed energicamente, penetra con il ferro la materia, la ferisce, ne strappa via scaglie di colore, supera gli schemi liberandosi dalle imposizioni della vita esorcizzando, in tal modo, la paura di essere sottomessa per rendersi libera e sicura del proprio arbitrio.