Settembre In
Settembre IN Mostra, Galleria XX Settembre, via XX Settembre 126 - Conegliano.
Artisti: Vico Calabrò, Lino Dinetto , Bruno Donadel, Oyrta, Walter Davanzo, Giorgio Celiberti , Gina Roma , Ottorino Stefani, Renato Varese, Carmelo Zotti, Gina Roma, Oyrta, Miro Romagna, Augusto Murer, Domenico Foscolo Natta, Saverio Barbaro
Data
dal 31 Agosto - 28 Settembre 2008
Foto Opere
Foto Inaugurazione
Foto Presentazione
Biografie Artisti
Invito
Indirizzo e Mappa
Conegliano - Galleria XX Settembre
Biografie Artisti
Saverio Barbaro
Nato a Venezia nel 1924. E' fortemente influenzato dall'opera di Gino Rossi e la sua ricerca indirizza verso la corrente del realismo. Espone per la prima volta nel 1948 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dove nel 1949 tiene la prima personale. Nel 1950 partecipa alla Biennale di Venezia e vince il premio. Dello stesso anno è una personale alla Galleria Gian Ferrari a Milano. Nel 1951 è invitato alla XI Quadriennale d'Arte di Roma. Nel 1952 una borsa di studio dal Governo francese per la Beaux Arts dà a Saverio Barbaro la possibilità di soggiornare a Parigi fino al 1960. Negli anni '60 si attenuano i tratti espressionistici della sua pittura che si fa sempre più attenta agli aspetti della cultura arabo-islamica. L’opera di Saverio Barbaro è fortemente influenzata dai paesi del Sud. Nella sua vita soggiorna in Spagna, Marocco, Tunisia e Algeria. Luoghi che rimarranno indelebili nel suo animo di artista, ispirando molti cicli di dipinti e portandolo ad affrontare tematiche della cultura arabo-islamica.
Domenico Boscolo Natta
Nato a Chioggia nel 1925. In questa città, dove è vissuto per circa vent'anni, ha avuto inizio il lento e progressivo percorso verso il sogno della pittura. Sono del 1942 i suoi primi dipinti a olio, ispirati alla tradizione dei pittori lagunari allora molto numerosi. Trasferitosi a Venezia, dove sarà costretto a guadagnarsi da vivere esercitando i più svariati mestieri, andrà comunque pian piano affinando la tecnica ed il gusto del disegno e delle varie espressioni artistiche, attingendo dalla esperienza diretta del contatto con gli artisti della Serenissima. Negli ultimi 35 anni, con mostre personali, rassegne collettive e varie accademie, ha puntualmente sottolineato, nelle varie città italiane e straniere, l’evoluzione della sua ricerca pittorica e grafica, alla quale ultima è stato dedicato, in occasione di una grande rassegna tenuta nella sua città natale, un ampio catalogo critico riguardante il suo lavoro di incisore.
Vico Calabrò
Nato ad Agordo (Belluno) nel 1938. Usa tutte le tecniche dell'espressione figurativa. L'attività di disegnatore lo ha impegnato ad illustrare una trentina di libri di diversi autori, oltre che a collaborare con varie riviste e periodici. In campo incisorio si è formato nella stamperia di Giuliano Busato a Vicenza, dove Vico ha prodotto un migliaio di lastre per litografie ad acquaforte, curando la tiratura di cartelle per vari editori. Particolarmente ampia la produzione di argomento veneto: storie e leggende di un centinaio di località. Per sedici anni ha svolto attività di coordinatore artistico dei "murales" di Cibiana di Cadore. In virtù della lunga esperienza nella pittura murale, specialmente ad affresco, è chiamato spesso per corsi e lezioni al Centro Europeo dell'Isola di San Sorvolo a Venezia e più recentemente in Polonia e in Giappone. Ha fatto parte della Commissione Italo?giapponese per lo studio degli affreschi di Giotto a Padova (Cappella degli Scrovegni) e ad Assisi (Basilica di San Francesco).
Giorgio Celiberti
Nasce ad Udine nel 1929. Inizia a dipingere giovanissimo, imponendosi subito per la sua originalità e talento; appena diciannovenne, partecipa alla Biennale di Venezia del 1948. Negli anni ’50 partecipa alla Quadriennale di Roma, dove ha uno studio a Villa Strohl-Fern, conosce e frequenta Renato Guttuso, che presentando una mostra di Celiberti definisce la sua pittura di “aggressiva chiarezza”. Anni di grande formazione che sono serviti a dargli una dimensione intimistica forte. Gira il mondo con mostre a: Strasburgo, Bruxelles, Salisburgo, Milano, Ferrara, Londra, Torino, Dusseldorf, Roma, Madrid, Parigi, Genova, Venezia, Bologna, Trieste, Livorno, Messico, Cuba e Chicago. E’ da queste esplorazioni che ne deriva quel repertorio di segni che poi rielabora negli anni successivi con “i crittogrammi dell’anima”. Il ciclo che lo ha reso noto al grande pubblico è quello dei "Lager" costituito da tele preziose per impasti e per cromie, tanto spesse e materiche da proporsi già in forma di bassorilievi. A questi seguono i "Muri antropomorfici", opere in cui l' archeologia entra nella pittura in modo diretto. Celiberti si è dedicato, in questi ultimi venti anni, anche alla scultura, fino a produrre macro sculture in bronzo, acciaio e pietra e le ultime e non meno famose “Finestre. Vive e lavora con costanza, impegno e serenità nella sua amatissima Udine.
Lino Dinetto
Nato ad Este (PD) nel 1927, ancora giovanissimo si reca a Venezia per dedicarsi a studi di genere artistico. A 15 anni si sposta a Milano dove fa tesoro degli insegnamenti ricevuti da Sironi e Carrà. Accanto a questi maestri, approfondisce i problemi del futurismo e della metafisica. Dal 1955 al 1969 dirige le sezioni di Pittura e Disegno presso l’Istituto de Bellas Artes di Montevideo. Dopo aver maturato le dovute riflessioni sul cubismo e sul costruttivismo di Torres Garcia, Dinetto si apre verso l’informale. Nel 1960 torna in Italia e riprende la pittura murale e su vetro. Sono del 1963 le “Storie monastiche” affrescate nel chiostro di S.Maria in Campis a Foligno; del 1964 le vetrate per l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore; seguono affreschi e vetrate a Monza, a Mantova, ad Este e a Roma. Verso la fine degli anni 70 appaiono la figura femminile, il paesaggio veneto e toscano, le nature morte. Nel 1994 riceve l’incarico di decorare una delle cappelle più importanti della Basilica di Sant’Antonio a Padova: quella dedicata a Santa Chiara. Lavoro che lo vede impegnato per quasi due anni e che lo conferma una volta di più uno degli artisti più significativi del nostro tempo.
Bruno Donadel
Nato a Farra di Soligo, in provincia di Treviso, nel 1929. La natura, generosa e compiacente per le sue creature, è per Bruno Donadel la madre, la sposa, la figlia. Di essa si nutre costantemente dei suoi umori e per essa si prodiga. Le deve gratitudine per averlo riscattato, in giovane età, dal duro lavoro dei campi a favore della meritata e congeniale attività di artista. Donadel, figlio di contadini, è il "pittore contadino" che ha saputo interpretare con la poesia del cuore la semplicità del suo mondo rurale. Sempre fedele alle sue umili origini e devoto alla sua terra rappresenta sulla tavolozza scene bucoliche dal forte carattere espressionistico. Vive immerso nella campagna a contatto della madre terra; tra i campi, in un casolare adibito a studio. Una grande magnolia si espande con vigore a ridosso della casa; ed altre e altre piante verdeggianti caratterizzano l'ambiente nel quale interagisce.
Augusto Murer
Nasce nel 1922 a Falcade (BL) crocevia delle strade che scendono dal San Pellegrino, dalla Marmolada e dalle Pale di San Martino, frequenta la scuola d'Arte di Ortisei sotto la direzione del Maestro Li Rosi. Ma la vera germinazione di quella che sarà la sua poetica Murer la coglie dalla frequentazione di Arturo Martini; fu un rapporto breve, racchiuso nel volgere dell'autunno 1943, fino a quando il maestro e l'allievo dovettero abbandonare Venezia per seguire strade indicate da opposte ideologie. Ma per Murer quella parentesi fu fondamentale per lo sviluppo del proprio linguaggio e per l'affinamento di una visione estetica fino ad allora basata su un atteggiamento spontaneo. Più tardi dirà che Martini gli tolse le "cateratte dagli occhi" e gli fece capire la differenza fra il bello ed il brutto (Franco Basile).
La fine della guerra segna un momento di rinascita e di fermento per tutta l'arte italiana e Murer vi partecipa con l'entusiasmo e la vitalità che sempre lo hanno contraddistinto.
Inizia la sua attività di scultore nel 1945. Sono anni difficili per tutti ma particolarmente per Murer; le ristrettezze economiche lo sollecitano a far sculture con materia più ovvia per quei luoghi e per quei tempi: il legno dei boschi. Ricca e la sua biografia e bibliografia come innumerevoli sono le opere monumentali che celebrano sentimenti di pace contro la ferocia della guerra. Realizza molte sculture monumentali nel territorio veneto come quello di Vittorio Veneto, per la Vittoria della Grande Guerra. Muore a Padova il 1985.
Oyrta
Nata a Belluno nel 1961, vive e lavora a Mel (Belluno). Dà prova, fin da bambina, di prediligere il disegno e la pittura per il suo innato talento. Compie la sua educazione artistica diplomandosi al Liceo Artistico Statale di Treviso. Dedica la sua attività alla sperimentazione di nuove tecniche lavorando sul “disaccumulo” ovvero la “defogliazione”: la gestualità di sottrarre dalla sovrapposizione una parte della materia, a scaglie, con l’intento di liberare, dall’interno, il colore nascosto. La sua storia ha origine dallo studio della pittura antica, prediligendo la statuaria antica, in particolare quella michelangiolesca e canoviana. Il suo stile è decisamente espressionista con una tecnica maturata lontano dagli ambiente scolastici. I corpi nudi, quasi sempre rappresentati, sono perfettamente integri, ma si tratta di un’integrità momentanea, illusoria. Il tempo degrada la materia. E’ per questo che quei corpi vengono scarnificati con il ferro strappando via il colore a scaglie. E’ la metafora della morte, della sofferenza, che però fanno scaturire da dentro il corpo colori e luce, energia e anima che sono eterni.
Miro Romagna
Nato a Venezia nel 1927. Ha partecipato ai movimenti artistici sin dal 1949. In seno alla Bevilacqua La Masa di Venezia si distinse per la sua natura di colorista puro. E’ uno fra i pittori più significativi del “Chiarismo veneziano” post impressionista e della pittura veneta più in generale. E’ stato un dipingere gioioso di vedute lagunari trasfigurate nelle atmosfere di una Venezia minore. Le sue pennellate sono palpitanti e nervose e il tratto leggero e sospinto da una tecnica incantevole. Il suo impeto nell’affrontare il bianco della tela era più grande dell’attesa: tocchi decisi ed irruenti, ma dosati giustamente, conferivano all’opera quella “verve” unica ed accattivante. Il suo lavoro di
Gina Roma
Tezze di Vazzola 1914 - Oderzo 2005)
Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Saetti per la pittura e l'affresco e di Giuliani per l'incisione.
Ha partecipato dal 1948 a varie edizioni delle Biennali veneziane e dal 1951 alle Quadriennali romane. Attiva anche nel campo dell'incisione e dell'affresco, ha espresso nell'attività pittorica un identificato linguaggio stilistico, impostato su un colore vibrante, energicamente pulsante.
Gina Roma e' passata dalla pittura tonale e dalle ricerche sulla luce (1950 - '52) al neorealismo (1953 - '54). Le esperienze di quest'ultimo periodo la hanno portata alla composizione di paesaggi espressionistici dove il colore puro e' l'elemento fondamentale della tela.
Dal 1957 al 1964 la pittrice esalta il colore e tende a rompere le forme del disegno in un naturalismo definito astratto-espressionistico. Segue un profondo interesse per la forma umana e quindi sulla fine degli anni '60 i vigorosi " maximandri "Negli ultimi anni Gina Roma e' tornata a modelli piu' umanizzati, dove l'uomo vive in simbiosi con la natura nella più piena e calda solarità.
Renato Varese
Renato Varese inizialmente grafico ha trovato da anni un’originale linguaggio pittorico abile sul piano formale e ricco di riferimenti culturali. Le sue rappresentazioni godono di una dimensione neo-gotica, giocata sulla tragicità del presente e una profonda ricerca introspettiva.
Carmelo Zotti
attua una ricerca di tipo iconico, dotata di una forte carica di originalità. Figure di chiaro sapore mitologico che però non sono lontane dall’oggi. Un continuo equilibrio tra fantastico e realtà, in un’atmosfera talvolta serena ed a tratti angosciante per riflette sugli interrogativi dell’uomo moderno. Come detto autori differenti che qui si uniscono in un dialogo tra linguaggi, impeti e introspezioni, per porre ai fruitori sempre nuovi dubbi e riflessioni su cui meditare. Il risultato è uno spaccato su alcune tra le più significative vie artistiche dell’attuale scenario veneto.